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Coppa Davis 1927: La caduta degli dei, I 4 moschettieri francesi alla conquista del mondo

 

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L’edizione del 1927 della Coppa Davis segna una svolta epocale nella storia della Coppa e del tennis in generale. Dominatori per 7 anni consecutivi guidati dalla coppia Big e Little Bill, al secolo Bill Tilden e Bill Johnston che avevano instaurato la loro egemonia nel tennis mondiale non solo in Davis, ma anche nei 2 tornei più importanti della loro epoca, vale a dire Wimbledon e gli U.S. National Championships, gli americani perdono la Coppa in casa. Nella seconda metà degli anni ’20 4 ragazzi terribili provenienti dalla Francia stavano per cambiare le carte in tavola. Ai Championhips dopo la vittoria di Johnston nel 1923 inizia il dominio di quelli che verranno ribattezzati dalla stampa le Les quatre mousquetaires: René Lacoste, Jean Borotra, Henri Cochet e Jacques Brugnon. Vinceranno a Londra dal 1924 al 1929, fino al ritorno trionfale di Tilden nel 1930. Nel 1926 anche a casa loro gli statunitensi persero l’egemonia con le 2 vittorie nel 1926 e 1927 rispettivamente di Cochet prima e di Lacoste dopo contro il 6 volte campione Bill Tilden. Alla luce di questo scenario nello storico Germantown Cricket Club di Philadelphia si gioca l’attesissima sfida tra Francia e USA riproposizione della sfida dell’anno precedente in cui gli States vinsero il challenge round per 4-1 sempre sullo stesso campo, ma questa volta le cose sarebbero andate diversamente.

L’incognita della vigilia della gara riguarda Bill Johnston, ormai 33enne e sul viale del tramonto. Aveva dato tanto alla sua Nazionale e dopo aver vinto 2 titoli gli U.S. National Champs aveva dovuto subire l’inarrestabile ascesa del rivale Tilden che lo avrebbe battuto nello Slam di casa per 6 volte consecutive nell’atto conclusivo del torneo. Titubante in un primo momento, Little Bill decide di partecipare al challenge round per l’ultima volta in carriera. Le sue dichiarazioni della vigilia sono chiare:”Non possiamo ignorare l’ascesa della squadra francese formata da Lacoste, Borotra, Cochet e Brugnon, ma penso che io e il mio amico Bill (ndr Tilden) possiamo vincere la coppa ancora per un altro anno“. Johnston se ne sta rintanato nella sua San Francisco e durante il corso dell’anno non ha disputato nessun torneo importante della costa est limitandosi a vincere il suo torneo: il Pacific Coast Championships. La scelta del giocatore della Città della Baia è stata dettata dalla necessità di preservarsi per l’evento più importante, quindi per lui si parla di scelta tecnica, piuttosto che rinuncia per infortunio o altro.

Il clima che si respira al Germantown Cricket Club non è dei migliori. Le polemiche si fanno sentire e nel clan statunitense c’è molta sfiducia nonostante il titolo vinto negli ultimi 7 anni. I francesi fanno paura, ma a fare maggiormente paura sono le condizioni di Johnston. Per la prima volta una dei componenti principali del team USA si presenterà alla difesa del titolo senza mai aver vinto un “Major“, non un torneo del Grande Slam, ma uno dei 4 tornei principali che facevano parte del circuito americano che erano: Seabright, Longwood, Southampton e Newport. In questi tornei si erano distinti altri 2 tennisti statunitensi che erano sicuramente più in forma di Johnston: Gerorge Lott e Johnny Doeg. Lott aveva anche battuto Lacoste nel torneo del Meadow Club di Southampton. Doeg era riuscito a trionfare al Longwood. Inoltre i 2 tennisti menzionati erano molto più giovani di Bill. Ma non c’è nulla da fare la Nazionale statunitense si affida all’esperienza e la preferisce alla freschezza dei nuovi giovani che stavano emergendo. La coppia di doppio della Francia è il super collaudato duo Jean Borotra-Jacques Brugnon, dall’altra parte ci si aspetta di trovare i 2 Bill, ma questa volta si cambia e Frank Hunter viene preferito a Little Bill, scelta che si rivelerà azzeccata.

Prima giornata

René Lacoste b. Bill Johnston 6-3 6-2 6-2

Bill Tilden b. Henri Cochet 6-4 2-6 6-2 8-6

A riportarci la cronaca della prima giornata è Vincent Richards, l’amico di Bill Tilden che alla fine del 1926 era passato professionista e per questo non aveva più potuto partecipare ai tornei amatoriali compresi gli US National Champs e la Coppa Davis.

La prima giornata del challenge round del 1927 è descritta come una delle più drammatiche e palpitanti della storia della Davis fino a quel momento. Come già precedentemente preventivato Bill Johston è lontano anni luce da quello che si era visto l’anno precedente. Little Bill è apparso molto nervoso, quindi deficitario dal punto di vista mentale, ma soprattutto dal punto di vista fisico. Il 25enne Lacoste dal canto suo è rimasto freddo e calcolatore lasciando al suo avversario appena 7 game in 3 set. In rare occasioni s’è vista qualche bella giocata di Little Bill facendo per un attimo pensare ai suoi antichi splendori ma presto Renèe ha spento sul nascere ogni velleità di successo. Lacoste ha messo in campo il tipico gioco che infastidisce non poco il giocatore della West Coast che mal digerisce i colpi tagliati che gli arrivano sul rovescio, colpi che sono stati il leitmotiv del francese. Johnston si è mosso da una parte all’altra del campo ma non c’è stato verso.

Se Little Bill da un lato ha profondamente deluso il suo pubblico dall’altro c’è stato un Big Bill che ha fatto accendere i cuori del Germantown con un gioco spettacolare pieno di magia che raramente si era visto in passato. Nonostante l’età, 34 anni, e il non essere più il detentore dei 2 tornei più importanti del mondo dopo la Davis: Wimbledon e US National, riesce ancora a stupire. Le sue delizie migliori arrivano dal servizio, i “cannon balls” che l’hanno sempre caratterizzato: nel primo set avanti 5-4 e servizio e sotto 30-40, ha iniziato a servire delle cannonate che hanno annichilito il francese portando così a casa il primo parziale. Le speranze di conversare la coppa si assottigliano sempre di più quando Cochet concede appena 2 game all’americano. Negli occhi degli spettatori inizia a ricomparire l’incubo della semifinale di Wimbledon quando Tilden avanti 2 set a 0 e 5-1 nel 3° si fece rimontare fino a perdere. Ma Tilden fuga tutti i dubbi e mettendo in fila 5 giochi consecutivi e vincendo il terzo parziale stabilisce una volta per tutte chi è il campione e chi no. Il quarto e ultimo set è molto equilibrato. Presto i 2 giocatori si ritrovano sul 5 pari dopo i 10 minuti di riposo come di consueto alla fine di un set. La sensazione sul campo è che se Cochet riuscisse a vincere il set molto probabilmente porterebbe a casa la partita. Sul 7 pari Tilden riesce a tenere il servizio e finalmente nel game successivo riesce a breakkare vincendo per 8 giochi a 6.

Dopo la prima giornata sempre lampante che tutte le speranze USA sono nelle mani di Tilden, anche e soprattutto nel doppio e non ci si può affidare a Johnston. Come spesso accade in questi casi, in cui c’è un sostanziale equilibrio tra le formazioni, è il doppio a svolgere un ruolo fondamentale. La famosa tennista Mary K. Browne intervistando Pierre Gillore, capitano non giocatore, riporta le parole del leader francese:”Prima di questa prima giornata eravamo sicuri che avremmo dovuto aspettare un altro anno per diventare campioni del mondo, ma dopo la prima sono cambiate le prospettive: vincendo il doppio e la sfida contro Johnston finalmente possiamo portare la Davis in Francia.” Così per destabilizzare un po’ l’ambiente transalpino il doppio viene schierato Frank Hunter di New Rochelle al posto di Little Bill mossa che si rivelerà vincente.

Doppio

Bill Tilden / Frank Hunter b. Jean Borotra / Jacques Brugnon 3-6 6-3 6-3 4-6 6-0

Se la prima giornata era stata un thrilling la seconda non è da meno. Il protagonista è sempre Bill Tilden, ma questa volta a fare da coprotagonisti sono: il suo compagno di squadra Frank Hunter e i 2 moschettieri specialisti del doppio Borotra e Brugnon. Big Bill regala uno dei suoi migliori tennis della carriera e sarà lui stesso a dichiararlo, dopo aver vinto ed essere corso subito alle docce, è uscito molto raggiante:”I never played better in my life“. Nel corso della partita ha servito 12 ace in totale in tutte le direzioni possibili, addirittura 4 in un solo game lasciando i francesi senza possibilità di replicare. Il gioco spettacolare da parte del “basco volante” Borotra che ha spedito spesso il suo rovescio in mezzo alle gambe degli americani, passati spesso e inermi di fronte ai suoi smash, non è stato consistente come il suo solito e Brugnon è stato meno incisivo rispetto alle altre uscite stagionali. I francesi si sono concentrati sul punto debole della formazione americana rappresentato da Frank Hunter al suo esordio in Coppa Davis. Invece di giocare dei colpi morbidi che il biondo newyorkese soffre parecchio, i transalpini si sono incaponiti colpendo forte con ripetuti smash e cercando il vincente così Hunter ha saputo contrapporre il suo tennis facendo meno errori degli avversari. Nel corso dei 5 set Tilden ha collezionato 29 punti a fronte di 37 errori, un rapporto molto inusuale per il doppio e il tennis in generale. Nonostante la superiorità degli americani sia stata lampante si è andati al 5° set, ma qui non c’è stata storia: un bel bagel era pronto ad aspettare i francesi. Da evidenziare la grande sportività di Borotra che nonostante fosse sotto nel punteggio per 3-0 ma avanti 30-0 nel 4° game ha gentilmente dato il punto ai suoi avversarsi quando il giudice di linea non aveva chiamato l’out su una palla di  Brugnon che Jean aveva chiaramente visto fuori. Il pubblico ha applaudito il gesto del basco, cosa che ha fatto  tanto adirare il capitano francese che ha guardato in cagnesco il suo giocatore che non ha potuto far altro che sorridere. Il punto viene assegnato agli americani, ma Borotra serve intenzionalmente un doppio fallo. Anche Tilden applaude la sportività battendo con la mano sulla racchetta, gentilmente ringrazia e porta a casa il game e anche il set decisivo.

Terza giornata

René Lacoste  b. Bill Tilden 6-3 4-6 6-3 6-2

Henri Cochet b. Bill Johnston 6-4 4-6 6-2 6-4

Il 10 settembre 1927 è una data storica per il tennis e per gli USA; consci di poter ancora conservare il titolo per un altro anno gli americani perdono entrambi i singolari: the “Old Guard” rappresentata da Tilden fallisce miseramente contro Lacoste e “The Might Atom” Bill Johnston viene battuto da Cochet. I 14.000 spettatori del German Cricket Club rimangono ammutoliti e, con lo sguardo sconfortato, non possono far altro che ammirare il manto verde del campo ed elaborare una triste, se pur annunciata, sconfitta.

Big Bill si porta sulle spalle il peso intero di una Nazione che per tante volte l’aveva visto trionfare, ma questa volta è lui a vacillare di fronte ad un giocatore con poker face e occhi marroni di nome René Lacoste. Ammirevole è il coraggio mostrato dal vecchio leone Tilden che negli ultimi 4 game del terzo set e soprattutto nell’ultimo parziale è stato costretto a girare da una parte all’altra del campo sotto la pioggia dei colpi transalpini.

A mancare molto spesso è stato il proverbiale “servizio olimpico” di Tilden, René è stato un mago in risposta disinnescando così una delle migliori armi in mano agli americani. Il vecchio filadelfiano non ci sta a perdere così ricorda a tutti che avrebbe dato la vita in quella partita e che degli US National Champs che si sarebbero giocati la settimana successiva non gliele fregava niente. Come tutti i grandi prima o poi è costretto ad abdicare, era successo a Wimbledon , nello Slam di casa e ora anche in Davis.

Presi dallo sconforto per la sconfitta di Tilden il pubblico ha perso il suo proverbiale aplombe e nel match che ha visto trionfare Henri Cochet su Johnston è stato particolarmente scorretto. Ad ogni errore, ad ogni doppio fallo di Henri, partiva puntuale un fragoroso applauso, a perdere ogni etica sportiva oltre agli uomini sono state anche le donne che sugli spalti con i loro vestiti alla moda non sono state all’altezza della loro molto nobile estrazione sociale .

Cochet, il ragazzino di Lione, è stato costretto a giocare contro 14.000 e uno persone tutte inferocite allo stesso modo. Johnston ormai al collasso ha spedito l’ultimo punto della partita in rete, Henri ha iniziato a gridare lanciando la racchetta in aria, dimenticandosi quasi di andare a rete a stringere la mano al suo avversario, quando lo fa è calorosissimo, abbraccia il suo avversario che, un po’ restio, si tira indietro quasi come se avesse paura di essere baciato. Il pubblico abbandona mestamente il campo e si lascia alle spalle la coppa argentea che i loro stessi connazionali avevano inventato e si percepisce un’aria di disfatta e sembra lapalissiano che la Coppa non ritornerà a casa per tanto e tanto tempo.

Tornando al match di Tilden a mente fredda si può dire come questi sia stato battuto quasi per sfinimento e nonostante abbia vinto il 2° parziale, e portatosi avanti 3-0 in quello successivo non è riuscito a far fronte ai colpi devastanti di Rene. Lacoste, da grande stratega e calcolatore, capisce immediatamente che il punto debole di Bill è il rovescio e inizia a martellare su quel fondamentale. L’americano è stanco, lo vedono tutti e si toglie la maglia piena di sudore che quasi sgocciola, il francese è anche lui provato ma traspare chiaramente la sua freschezza che riserva ancora sprazzi di grande tennis e soprattutto una condizione fisica migliore del suo avversario.

Anche i più calmi e freddi giocatori possono perdere le staffe quando sono sotto pressione e il buon vecchio Bill perde la sua proverbiale calma olimpica guardando in cagnesco un giudice di linea allorché subisce un break. Oltre a essere nervoso è anche distratto da un aeroplano che vola sopra il campo che lo disturba e presto si trova  sotto 4-2 nel quarto parziale ed infine sul 6-2 finale.

Dopo l’abdicazione di Tilden gli americani sembrano sconfortati ai massimi livelli, sanno che Johnston è a pezzi e i francesi sono sulla cresta dell’onda e non intendono scendere, ma la speranza è l’ultima a morire, così non mancano di incitare il loro beniamino, questi è consapevole della maggiore forza del transalpino che si trova dall’altra parte della rete, così la battaglia si sposta dal piano tecnico-fisico a quelli dei puri nervi, o almeno così la vuole impostare il vecchio Little Bill. Ma nel tennis il fisico è fondamentale e nonostante Cochet sia chiamato ad esercitare la pazienza più e più volte riesce a prevalere con il suo gioco, soprattutto a rete. Henri stringe i denti  se ne frega del pubblico ostile e porta a casa il primo parziale.

All’improvviso la folla si infiamma, Johston nel 2° set strappa il servizio all’avversario e la speranza torna ad essere viva, ma è solo il canto del cigno di un grande tennista che ha dato tanto al tennis e al suo Paese. L’americano si esibisce in un monologo strepitoso e grida a se stesso:”Posso batterlo, posso batterlo!”. La folla vorrebbe disturbare il francese ma è talmente invadente che disturba anche il suo beniamino il quale, dopo la vittoria del set, si rivolge ad essa invitandola al silenzio.

Johston, come un mastino, non vuole lasciare l’osso e così strappa il servizio al suo avversario: a questo punto sembra che nessuno sia in grado di prevalere e l’equilibrio tra le 2 compagini diventa sempre più marcato. In questi casi sono i dettagli a fare la differenza e la maggiore resistenza di Cochet unita alla sua sagacia di giocare sul lungolinea gli permettono di prevalere, ad un bel vincente Johnston esclama:”Bel colpo!”.

Little Bill va avanti per inerzia spinto da una folla inferocita che lo vorrebbe quasi morto per portare a casa il punto decisivo, sul 5-3 Francia ha un sussulto di orgoglio e arriva ad avere 2 palle break sul 15-40  con i muscoli pieni di acido lattico che gridano dalla disperazione, Cochet rimane algido e annulla le 2 palle break , la folla vorrebbe il quinto set consapevole che avrebbe potuto essere a favore degli USA, ma non ci sarà. Bill non ha più nulla da dare, ma proprio nulla, e così Cochet chiude per 6 giochi a 4 regalando un sogno alla Francia.

La notizia arriva presto dall’altra parte dell’Atlantico e tutta la Nazione transalpina è in festa e ad essere maggiormente fieri della vittoria, oltre ai protagonisti del presente, sono quelli del passato in primis Andre Gobert e poi Max Decugis.

Dopo questa sconfitta Tilden e compagni andranno 3 volte allo Stade Roland Garros per strappare la Coppa ai francesi a casa loro, sulla terra battuta, ma non ci riusciranno mai. Big Bill passerà al professionismo nel 1931 non potendo così giocare più la Davis che ritornerà negli USA solo 10 anni dopo la disfatta di Philadelphia in cui anche gli dei del tennis si dovettero inchinare alla storia.

(…ha collaborato Yuppie)