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Australian Open 2017: Sommersi e salvati

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Dopo aver parlato e riparlato fino alla nausea della vittoria di Federer, dei 18 Slam, della finale storica, del ritorno di Nadal l’attenzione non può che andare al resto del torneo perché ricordiamo che ci sono stati altri 126 giocatori a rendere grande questa edizione degli Australian Open. Inutile negare che Federer e Nadal dovevano essere le comparse di questo Slam, la vera sfida doveva essere tra i veri numeri 1, Murray per l’ATP, Djokovic per l’ELO e la ggente.

L’anno era iniziato da poco ma già i primi tornei avevano dato delle indicazioni ben precise su come sarebbe andato lo Slam Down Under. L’evento più importante è stato quello di Doha. in Qatar. dove erano presenti i primi 2 della classe. Per 6 mesi Murray è stato vilipeso per via delle vittorie ottenute in tornei minori, non Slam, e per aver raggiunto la vetta della classifica senza battere il vero padrone del tennis (Dispiace per Andy). La grande tranvata del 20 novembre 2016 aveva sciolto ogni riserva. Prestazione super dello scozzese e serbo evaporato. La leadership era stata così legittimata, ma alcuni non erano ancora convinti, non basta una vittoria seppur importante per essere il vero numero 1, così in Qatar ci voleva una controprova. La controprova è arrivata, anzi no, nel deserto è arrivata una vittoria inaspettata che ha rimescolato le carte in tavola e confuso tutto. Djokovic ha tirato fuori gli artigli e forse dato tutto in quella finale per poter dimostrare a tutti che non era ancora finito. I 5 match point salvati contro Verdasco sono un misto di culo e classe, ma i 250 punti qatarioti hanno dato morale, tanto morale.

I bookmakers alla luce di questo risultato avevano resettato le quote e messo davanti il serbo ex GOAT, con poco dietro lo scozzese. Gli altri, non pervenuti. Inutile dire quelle degli altri, nessuno si aspettava l’exploit di nessuno, forse poteva essere il momento dei giovani, ma su questo punto arriveremo più avanti.

A giudicare il sorteggio forse Djokovic era stato più fortunato del numero 1, ma questa “fortuna” si è rivelata un boomerang. Per quanto l’appassionato di tennis DOC cerchi di vedere quanti più match possibili, per molti è stato difficile seguire gli incontri di primo turno. Troppo scontati e ad orari improponibili per chi vive in Europa. Pochi hanno visto la sfida di esordio tra Murray e Marchenko. La partita si è conclusa in 3 set. Tutto normale, sembrerebbe, eppure la tds numero 1 è rimasta in campo 3 ore, troppo per un primo turno ed un avversario così leggero. Il timone si è raddrizzato nei successivi 2 turni. Troppo leggero e acerbo Rublev per poter essere un pericolo serio. Anche Samquerreynumero1 non è un avversario attendibile, così sia con il russo che con l’americano arriva la vittoria in 3 set facili. Nello spicchio di tabellone di Andy nel frattempo le altre teste di serie si erano smaterializzate. Vittoria clamorosa per Bublik contro la tds 16 Pouille, complice anche un infortunio. Isner era uscito sconfitto nella solita maratona al quinto dell’americano, che se non gioca un Long set non è felice, non a caso è soprannominato Long John. Così alle 4 di mattina in Italia circa, dopo 2 match femminili fuffa, inizia il tanto scontato Murray-Zverev. Molti hanno deciso di non fare nottata perché non ne vale la pena. Forse. Ma arriva l’imprevisto. Il numero 1 perde una partita già vinta in partenza. Ottimo è Mischa, il fratello maggiore di Sasha. Ma le colpe maggiori arrivano dall’altra parte della rete. Andy non spinge come dovrebbe e nonostante la vittoria del secondo set deve soccombere allo strapotere del serve&volley del tedesco. Tutti dicono che il campo quest’anno è più veloce. Lo dicono i giocatori, lo dicono gli organizzatori e anche gli spettatori. E’ per questo motivo che  un giuocatore all’antica ha avuto così fortuna contro Murray? Non lo sapremo mai, perché in questi casi è difficile capire dove finiscono i meriti di uno e iniziano quelli dell’altro. Ma quello che importa è il risultato. La tds numero 1 è uscita e il torneo si è aperto a 1000 opzioni, ma nel frattempo al vero numero 1 non era andata meglio, anzi. Andy sommerso.

Il match clou del primo turno è stato senza dubbio quello tra Djokovic e Verdasco. Tutti ancora avevano negli occhi la semifinale di Doha e memori del primo turno dell’anno scorso in cui Nando riuscì a sbattere fuori Rafael Nadal, molti pensavano che anche a Melbourne ci potesse essere il sorpresone. Il sorpresone non è arrivato, anzi la partita è stata a senso unico e Verdasco è ritornato a casa con la coda tra le gambe. Si diceva del sorteggio…bene quello del numero 2 del mondo era stato molto benevolo e paradossalmente la prima partita sembrava quella più difficile, superata quella la strada sarebbe stata in discesa fino alla finale e/o alla vittoria. Quindi, perché fare una levataccia per guardare un insulso secondo turno contro la wildcard e quasi pensionato Denis Istomin? No, non ne vale la pena, o forse sì. Magari non alle 4, non alle 5, ma man mano che la luce entrava nello nostre tapparelle i tennis fans cominciavano a svegliarsi, magari a preparare il caffè e dare un occhio al risultato scontato della tds numero 2, ma hanno avuto un sorpresone. Ancora alle 8 di mattina la partita era in corso e incredibilmente si andava al quinto set. Forse era una delle solite giornate in cui il super-favorito fatica per poi piazzare la zampata finale, come l’anno scorso contro l’uomo in missione Gilles Simom, ma guardando bene la partita si notava che c’era qualcosa che non quadrava. Il serbo non anadava forte, invece Denis l’uzbeko picchiava come un maledetto e sapeva usare la tattica, questa sconosciuta. Sì, una tattica precisa che ormai tutti o quasi hanno dimenticato, ossia: rimettere la palla dall’altra parte senza strafare quando lo scambio era in bilico e spingere solo quando era necessario e la porta del vincente era aperta. Incredibile, ma vero, Istomin è riuscito ad avere la meglio, con un Nole che non era più quello deluxe del 2015, ma che in questo frangente non ha sfigurato, semplicemente il suo avversario è stato più forte. Sommerso a valanga.

Tolti di mezzo i primi 2 della classe è rimasto l’imbarazzo della scelta su chi puntare qualche dollaro come vincente. Federer improvvisamente si è ritrovato favorito, ma molti puntavano su qualche giovane, come sempre in questi anni però ne usciva deluso.

Gli occhi erano puntati su Alex Zverev, forse il migliore giovane in circolazione, ma fin da subito non ha dato una bella impressione. All’esordio stava per prenderle da Haase, giocatore olandese su cui nessuno avrebbe scommesso una lira. Sasha è andato sotto 2 set a 1 e ha subito un break anche nel quarto, ma all’improvviso la luce di Robin si è spenta imbarcando acqua da tutte le parti e un parziale di 8 giochi consecutivi. Sarà stato il caldo, ma da lì in poi non c’è stata partita. Il secondo turno per Sasha è stata una pura formalità. Il giovane Tiafoe non è ancora maturo per queste competizioni, anche se aveva messo in mostra un buon tennis agli US Open, ma ha ceduto facile in 3 set. Al terzo turno la tds 24 ha incrociato un ritrovato Nadal. Ancora nessuno sapeva che fosse ritornato, ma è qui che Rafa ha avuto la spinta necessaria per andare fino in finale. I 2 set di svantaggio a 1 potevano essere deleteri per il maiorchino, ma nel 4° e 5° ha messo il turbo e superato di slancio il più giovane ma meno abituato a questi palcoscenici Zverev.

Sommersa in tronco tutta la Next Generation che è uscita con le ossa rotte da questo Australian Open che è stato un trionfo della geriatria in lungo e in largo. Piccola nota di merito per l’australiano De Minaur che è riuscito a battere Gerald Melzer al primo turno diventando il più giovane a vincere una partita in uno Slam dai tempi di Coric che vinse agli US Open 2014 contro Rosol. De Minaur aveva (ha) 17.84 anni, Borna 17.9, Ma dopo questa piccolissima soddisfazione Alex ha dovuto soccombere contro la maggiore esperienza di Querrey. Idem vale per Noah Rubin che ha ben figurato contro il futuro vincitore Federer. Non aveva né le armi, né forse l’intenzione di battere Roger, ma comunque se l’è giocata fino alla fine senza alcun timore reverenziale. C’era grande speranza anche su Nick Kyrgios, l’eterno cafone, che però fa parlare ogni tanto di sé, forse troppo, e ogni tanto il suo dritto. Al primo turno è stato micidiale contro Elias, ma nel secondo ha dovuto soccombere al quasi pensionato Andreas Seppi. Avanti di 2 set tutti stavano per cambiare canale nello streaming, ma man mano che passava il tempo il livescore non dava per finita la partita che si è trasformata in una delle più avvincenti, se non dal punto di vista tecnico, dal punto di vista della suspence. Si è andati al long set e addirittura Nick ha avuto la palla per chiudere l’incontro. Male, malissimo per lui. Il mariuolo di Canberra è costretto ad ammainare la bandiera e cedere 10-8 e collezionare l’ennesima figuraccia, perché se sei strafottente e vincente sei un idolo, se sei strafottente e perdi devi stare zitto. Sommerso anche Khach, il giovane russo troppo presto accostato a Safin che ha perso malamente al secondo turno contro Jack Sock, che è giovane, ma meglio dire che era giovane, 24 anni iniziano ad essere tanti per essere collocati nella Next Gen, ma a questo punto ci chiediamo: qual è la Next Generation? Interrogativo inevaso.

Anche Tomic appartiene alla classe degli ex giovani, contro Bellucci e Burgos non poteva perdere, ma contro Evans sì, infatti Dan The Man lo ha battuto e ha mantenuto lo stesso livello dimostrato contro Wawrinka agli US Open 2016 quando fu ad un punto dal batterlo. Evans ha 26 anni, un non più giovane che ha fatto bene, ma ha dovuto poi fermarsi contro Tsonga. Ancora la vecchia guardia che tarpa le ali ai nuovi innesti. Inutile stare a spendere inchiostro per Borna Coric. Finito o meglio mai cominciato. Il nuovo Djokovic si diceva. Sarà, ma perdere contro Dolgopolov che nel 3 su 5 non è proprio un fulmine di guerra non è un buon biglietto da visita. Di Tiafoe si è parlato a proposito di Zverev. Per lui c’è un piccolissimo applauso per avere battuto 3K e per essersi qualificato, ma Sasha ha spento subito le velleità del giocatore di colore. Gli americani hanno avuto star negre in tutti gli sport dove sono stati al vertice, ma mai nel tennis, tranne forse il piccolo capitolo di Arthur Ashe, mai diventato però numero 1 del mondo. Male anche il 20enne Medvedev sconfitto al primo turno dal qualificato Escobedo. Lo stesso vale per Fritz sconfitto dal redivivo Muller sempre al primo turno. Può essere considerato un giovane Thiem? Mah, quando anno fa sarebbe stato uno scandalo, ma date le medie delle età di oggi forse Domenico lo si può includere nei “giovani”. E’ arrivato al quarto turno perdendo un set a partita, ma tutta roba facile: Struff, Thompson e Paire non sono ostacoli seri per la tds numero 8. Lo scontro più importante per lui è stato quello del quarto turno contro Goffin. Uno scontro tra giocatori di pari livello. Dopo aver vinto il primo parziale Thiem ha dovuto cedere a David rivelandosi il migliore tra quelli nati dopo il 1990, o meglio il secondo migliore perché ancora manca un giocatore all’appello.

Il tennista mancante che ha fatto meglio di tutti è Grigor Dimitrov. L’ex Sharapovo è andato oltre ogni aspettativa. Va sottolineato che il tabellone è stato dalla sua parte e l’uscita di Djokovic è caduta a fagiuolo, ma le partite bisogna vincerle e in passato Greg ha perso partite che doveva vincere con una gamba sola. Inutile parlare dei match contro O’ Connell e Chung. Il vero test è stato quello contro Gasquet, spazzato via in 3 comodi set. Nole fa passare Istomin, Dimitrov accetta e ringrazia: 3 set a 1 e quarti di finale abbordabilissimo contro Goffin. David è stato in partita solo nei primi game quando ha recuperato un break di svantaggio, ma appena la tds 15 ha premuto il gas Frodo non ha potuto fare altro che mangiare la polvere. 6-3 6-2 6-4 e semifinale Slam per la cover band bulgara che va ad eguagliare lo splendido risultato che lo lanciò nel palcoscenico che conta ottenuto a Wimbledon nel 2014. Nel penultimo atto del torneo purtroppo per lui c’era Rafael Nadal. Tutti davano per scontata la vittoria del maiorchino dopo che aveva distrutto i sogni di Milos Raonic ai quarti di finale, ma avevano sbagliato tutti. Non solo perché  Dimitrov ha fatto partita pari contro Nadal, ma anche e soprattutto perché la sfida tra i 2 è stata la più bella e avvincente del torneo, più della finale. Si sono visti grandi colpi e grande suspence. Punteggio sinusoidale che ha premiato lo spagnolo ma Grigor ne è uscito a testa altissima. Salvato.

Abbiamo parlato quasi di tutti e non si può non parlare di Rafael Nadal. “The winner takes it all, the loser’s standing small” cantavano gli ABBA. Il winner è Federer, e lo sai bene, ma Rafa ha fatto l’impresa e questa gli va riconosciuto. Dalla splendida vittoria al Roland Garros 2014 si è perso per strada sconfitto da gente sconosciuta che prima batteva senza battere ciglio. Tra questi ci sono Kyrgios, Fognini, Verdasco, Il polso, e per più di 2 anni ha vissuto in un limbo che non gli appartiene, o magari è il luogo dove vanno a morire i campioni. All’inizio dell’anno però c’è stata una grande novità, il vincitore del Roland Garros 1998, Carlos Moya è entrato nello staff del maiorchino. In passato l’entourage dello spagnolo è sempre stato chiuso a consulenti esterni che non fossero le solite facce note, comandate dall’Iberostar Zio Toni, ma finalmente c’è stata questa apertura che non avrà portato niente, ma avere a che fare con persone nuove può essere sempre uno stimolo, una motivazione per ritornare grandi. Rafa ha beneficiato di un buon sorteggio,  e questo è passato in secondo piano perché tutti pensavano:”Dove vuoi che vada Nadal?”. A questo poi si aggiunge l’eventuale semifinale con Djokovic, per cui non c’era nessuna speranza che il 14 volte campione Slam arrivasse fino in fondo. Sorteggio facile, dicevamo, per cui primi 2 turni passati easy contro Florian Mayer e Marcos Baghdatis. Della partita con Zverev che abbiamo parlato. La partita della svolta. Importante è stato il successo contro Monfils, importante, ma che ha mostrato ancora qualche punto debole nella mente di Nadal. Il terzo set non doveva scappare, eppure è gli è scivolato dalle mani. Bravo a chiudere poi nel quarto, ma gli errori veniali a questi livelli si pagano. Una grandissima prova di forza è stata la partita contro Raonic. Milos lo aveva sconfitto a Brisbane 2 settimane prima e la paura dei Rafa fans era che quel risultato si potesse ripetere. Invece Nadal ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e chiuso in 3 set, non senza soffrire, ma sempre in 3 set. Il canadese non è stato micidiale al servizio come nel Queensland, ma questo non conta, quello che conta è che Rafa è ritornato ai suoi livelli e forse la sua impresa non equivale a quella di Federer, ma Roger aveva terminato l’ultimo suo anno da “sano” con finale a Wimbledon e US Open, battuto solo da uno splendido Djokovic, Nadal era proprio sparito dal tennis che conta. Al di fuori della terra battuta ha collezionato solo figuracce ed essere stato ad un passo dal titolo, avanti 3-2 e servizio al quinto contro il più grande di sempre non può che far ben sperare per il prosieguo della stagione.

L’ultimo giocatore che merita un approfondimento esaustivo è Stan Wawrinka. Salvato. L’animale da Slam per eccezione è riuscito ancora una volta a fare bene nei tornei che contano. Già vincitore nel 2014, ha impiegato un po’ per carburare, ma toltosi di dosso il peso di un sempre rognoso Klizan è andato fino in semifinale. Nella sua strada ha avuto la meglio su Johnson, Troicki e Seppi. Tutti tennisti alla sua portata, ma ha riservato lo stesso trattamento anche a Tsonga, tennista di ben altra caratura rispetto agli altri 3. Peccato per lui che dall’altra parte della rete in semifinale ci fosse Federer. Wawrinka ha dimostrato di meritare una classifica migliore del connazionale, ma se i 2 sono in forma allo stesso livello vince sempre Svizzera 1 su Svizzera 2. Gli US Open 2015 erano un monito prima della sfida, molti non volevano crederci, ma alla fine hanno dovuto inchinarsi. Bravo Stan ad approfittare nel calo di Roger nel terzo, brusco, e nel quarto, soft, ma non è stato freddo e deciso nell’infliggere il colpo ferale ad un animale agonizzante. Stan esce a testa alta e la classifica che ha non è certo frutto del caso.

Scorrendo il tabellone possiamo piazzare tra i salvati Mischa Zverev protagonista di una delle 2 maggiori sorprese del torneo. Ma dopo la vittora contro Murray si è sciolto nel mismatch contro Federer. Mezzo salvato Jaziri, che incredibilmente con la panza si è ritrovato nel terzo turno di uno Slam senza arte ne parte. Sommerso Berdych che non è riuscito a confermare i quarti di finale raggiunti nei precedenti 4 Slam. Troppo straripante il potere di Federer sul suo gioco ormai al capolinea. Salvato Nishikori, protagonista di un primo turno pazzariello contro Kuznetsov che poteva costargli caro, facili le vittorie contro Chardy e Lacko, molto più complesso è stato battere Federer, questo Federer. Il 6-1 del 3° set è stata una mazzata per lui, dopo aver vinto i primi 4 game dell’incontro facili, ma se Roger gioca così bene in questi campi così veloci, o forse con palle così veloci, è stata un’impresa arrivare al quinto contro il futuro vincitore. Salvato Lorenzi che da buon pedalatore ha vinto il suo primo turno cheto cheto per poi perde da Troicki. Bene così. Sommerso Cuevas che perde dall’argentino Schwartzman. Non hanno ammazzato Pablo, ma quasi. Salvato Seppi, vincitore della sfida contro Kyrgios ma che ha dovuto soccombere contro il più quotato e attrezzato Wawrinka. Sommerso Cilic che ha perso nel secondo turno contro Evans da tds numero 7. Salvato Monifls capace di arrivare fino al quarto turno, con un tabellone easy va detto, ma che si è dovuto inchinare a Rafael Nadal. Sommerso Dolgopolov e non c’è bisogno di spiegare perché. Salvato AGUT che ancora una volta dimostra che Ferrer è un sommerso, ma che si arrende a Raonic, salvato. “Fognini non mi piace“, disse in un intervista Rino Tommasi, così lo ripetiamo pure noi:”Fognini non mi piace”.  Sommerso. Salvato Karlovic protagonista della partita con il maggior numero di game nella storia del torneo, con un 22-20 al long set contro Zeballos che è già nel libro dei record. Peccato per lui che nel terzo turno ci fosse Goffin, ma è difficile immaginare Ivo nelle fasi finali di uno Slam. Salvato anche Istomin, se non fosse per la vittoria contro Djokovic, ma anche per aver confermato l’ottimo risultato battendo al quinto Carreno Busta.

Conclusione

Di questi Australian Open è stato detto tutto, allora non ci rimane che guarda avanti. Fino a qualche settimana fa avevamo ben chiaro il copione di questa stagione. Il duopolio Murray-Djokovic, Djokovic-Murray avrebbe regnato sovrano per tutto l’anno. Si sapeva che Murray non poteva essere un dominatore come gli altri Fab 3 e una sua sconfitta poteva essere preventivabile, ma la contemporanea uscita prematura del numero 2 ha aperto il tennis odierno a nuovi scenari che nessuno si aspettava. Federer era dato per morto e sepolto e il 2017 non doveva che essere una stagione di passerella finale per la sua carriera, ma ha compiuto il miracolo vincendo il suo 18° Slam e ora per lui si apre un nuovo scenario, uno scenario ondivago. Perché? Perché è difficile collocare ad oggi Federer. Come bisogna considerarlo: un giocatore ritrovato che sarà protagonista di tutta la stagione, terra compresa, che quindi dovrà prendersi oneri e onori di una eventuale debacle e/o di altri eventuali trionfi, oppure bisogna considerare questo Slam vinto come l’ultimo botto di una carriera per certi versi irripetibile e quindi prendere tutto quello che viene come buono? Difficile scegliere. Perché se è vera la prima opzione Federer dovrà dimostrare di essere all’altezza dei primi della classe, quindi battere Murray e Djokovic, altrimenti se è valida l’opzione 2 tutto quello che viene è buono, Roger si tiene il pacco suo, punta forse a Wimbledon e US Open e magari chiude in bellezza la stagione e la carriera salutando i suoi innumerevoli fans da vincitore.

Alla sorpresa Federer si aggiunge quella altrettanto inattesa di Nadal. E ci si chiede: se ha fatto bene agli Australian Open, in un cemento così veloce, cosa potrà combinare nella sua tanto amata terra battuta? Fino a 2 settimane fa avremmo risposto che avrebbe preso batoste dai primi 2 e vinto con gli altri, ma il Nadal visto a Melbourne può giocarsela contro Murray e Djokovic sul suo territorio e forse devono essere più loro a temere Nadal che Nadal loro 2 e il 3 su 5 è un altro sport, e Parigi ha gli out più grandi, e il caldo e non ci sono le luci (e mi pare che finiscano qua i luoghi comuni).

Le batoste per Murray e Djokovic fanno male ma forse sono solo degli incidenti di percorso, un torneo andato male, d’altronde ancora la stagione è lunga e visto che le nuove leve non si fanno vedere, ritornare a vincere tornei importanti per loro non sarà così difficile. Ci si aspetta sempre l’exploit di un giovane. Mah, la speranza è l’ultima a morire, ma qui pare che non vuole morire nessuno, anzi i morti ritornano dall’al di là e i giovani non sono più giovani perché anche per loro il tempo passa.

Tutte queste considerazioni ci portano ad una stagione apertissima, in cui può succedere di tutto, completamente all’opposto di quella passata dove dopo gli Australian Open si puntava già sul Grande Slam di Djokovic. L’unico che può fare il Grande Slam quest’anno è Federer. Wimbledon e US Open sono già prenotati, peccato che al Roland Garros, ci sarà un Nadal ritrovato, ma non si sa mai che arrivi un altro Soderling, chissà.

Il grande tennis adesso si prende un bel periodo di pausa. Ottimo il weekend di Davis con tutte le nazionali più forti impegnate nel primo turno, ma si vedranno pochi big, purtroppo. Il primo torneo importante sarà quello di Rotterdam il 17 febbraio, seguirà quello di Rio e quello di Dubai che tra tutti sembra il migliore. Solo a marzo però tutti torneranno con il 1° Masters 1000 della stagione, quello di Indian Wells, dove scopriremo a gioco stanno giocando i top player.