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Australian Open 2017: Day 2, The Day After

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Sommario Day 1

Prima di cominciare questa nuova giornata degli Australian Open un breve riepilogo della prima giornata del singolare maschile

Prima giornata subito movimentata in quel di Melbourne. Si parte come di consueto alle 11 di mattina con un sole battente tanto caldo che qualche giornalista attempato ha cercato in tutti i modi di procurarsi l’ennesima magra figura vestendosi con pantaloncini, camicia e pullover tipico da documentarista del National Geografic nel deserto australiano.

Si parte subito con una piccola perla statistica. Il pischello australiano Alex De Minaur riesce a battere Gerard Melzer al 5° set diventando, con i suoi 17.9 anni, il più giovane a vincere una partita in uno Slam dai tempi di Borna Coric che vinse contro Agli US Open 2014 a 17.84 anni contro Rosol. Finisce dopo 4 game l’avventura di Nicolas Almagro in una partita senza arte né parte contro Jeremy Chardy.

Se la cava al 5° set Victor Troicki che deve sudare più del dovuto contro Zum Zum che bene aveva fatto l’anno scorso, soprattutto nella prima parte di stagione, ma che poi si è perso per una selva oscura. Estrella Burgos continua ad esaltare il partito geriatrico che guida ormai il tennis maschile da diversi anni a questa parte. Con i suoi 36.49 anni non batte nessun record di anzianità, ci sono altri dinosauri insieme a lui: Stepanek e Karlovic su tutti (senza dimenticare Haas), batte l’idrocarburo francese Bedene che si è infiammato solo nel 4° set dove ha infilato un bagel e una serie di 8 game consecutivi prima di chokare. Harrison riesce ad avere la meglio sul bel Mahut che attende come un giamaicano la stagione sull’erba. Il cemento non è il suo habitat.

Scintille e choke fanno da sfondo ad una delle partite più affascinanti della giornata. La vittoria di Nishi, tds 5 sembrava scontata, ma Kuz il Russo ha dato mostra di grande precisione e a tratti anche di una particolare potenza che non gli si addice per via della stazza e soprattutto del fisico mingherlino. Rocambolesco il primo set che vince Kuz per colpa del tremendo triangolo break-controbreak-break. Mosso cambia i DNS del suo PC e arriva un parziale senza storia. 6-1 con 2 break. Più combattuto il 3° che è sempre di marca nipponica. Ci sono sempre 2 break, ma Sushi si sa brekkare lui per primo. 4° set da elettrocardiogramma con break-controbreak-break-controbreak. Chokers have to choke così Nishi si inventa un modo per portarla al 5°, dove ricordiamo essere infallibile. All’ingresso del parlamento di Tokyo c’è scritto:”ニッチジョン5” (Nishi in 5). La tenzone si potrebbe chiudere al 4° ma la tds 5 non ha mai il match point sulla racchetta, fa errori madornali e spreca malamente. Set decisivo senza storia però. Ancora 2 break, il primo azero sul 2-1 Kei e il 2° a chiudere. Per andare avanti Nishi dovrà sudare 7 camicie.

Prosegue la nostra carrellata con match di cui conosciamo solo il risultato. Potremmo fingere si averle viste, ma verremmo meno alla nostra etica professionale. Bene Piscia Zverev che butta fuori in 3 l’anonimo Garcia-Lopez. Dopo aver perso il primo set l’eroe di Church Road, Samquerreynumero1, dispone di Halys in 4. Luca Vanni, vanto degli italiani che ce l’hanno fatta, si ritira contro Berdych che non può far altro che dare la mano al suo avversario. Sarebbe stata una partita senza storia, ma così è senza pietà. No Mercy. Interrompe la striscia di 4 sconfitte consecutive Bernard Tomic che è uno dei pochi a vincere nettamente e senza subire break. 6-2, 6-1, 6-4 per laustraliano contro Bellucci. Rublev, altro pischello senza freno, alto magro, ma con una castagna niente male tentenna solo nel primo set contro Lu per poi vincere in 4. Altro risultato che incoraggia la Next Gen. Teenagers’ Dream. La chiude in 4 John Isner che perde solo il 3° set contro Khavchuk.

Cilic impiega più tempo del dovuto per avere la meglio su Jano. Incredibilmente il croato ha perso i primi 2 parziali anche se non è mai stato vicino a perdere se non per il canonico 75% che si usa in questi casi (remember winning probability). Jaziri vince un’altra partita anonima contro Go Soeda Go. 3 set senza storia (e forse immagini).

Debutto molto easy per il numero 1 del mondo che vince il 3 set contro l’ucraino Marchenko, ma per ambire al titolo e buttare via come a Capodanno la collezione di piatti dalla finestra bisogna sistemare qualcosa. Il break in apertura non è mai un buon segnale. Ok che il controbreak è arrivato a zero subito dopo, ma nei primi turni bisogna risparmiare energia. Ed è proprio “energia” la parola chiave della sfida sulla Rod Laver Arena. Andy vince in 3 ma spreca tanto. 2 ore e 50 minuti contro il numero 95 del mondo sono troppe. Il tempo si è protratto tanto per colpa dei tanti break. Oltre a quello in apertura c’è quello del 9° game del primo. Lo scozzese è stato sotto anche nel 2° per 3-1 per poi riprendere le redini del gioco sul 4 pari. Tiebreak molto equilibrato poi deciso solo da un solo minibreak in più. 3 contro 2. Finalmente il britannico che vuole fare le scarpe a Fred Perry, dopo che questo ha fatto le magliette, ha messo il turbo e nel 5° non c’è stata storia. 6-2 con 2 break e partita che va in archivio.

Tra gli invisibili ci sono i match tra Lajovic che fa fuori l’anziano Neutro Robert con un 6-3 periodico. Male, molto male Pablo che ha la peggio contro il piccoletto Schwartzy. Non è Arnold, anzi sì, se ci riferiamo alla famosa serie televisiva. Ok perde i primi 2 set, ma un 6-0 da Diego non si vede dai tempi del Grande Napoli e i Ragazzi della Curva B. Male anche Ramos Vinolas che perde al 5° contro Lacko. Nota di merito va a Khachanov, definito il nuovo Safin, magari! I centimetri di altezza sono quelli, ma forse mancano altri centimetri e sicuramente tante e tante donne per un uomo che non deve chiedere mai. Ma avrà tempo per eguagliare Marat nella vita professionale e dalla vita in giù. 3-1 per lui contro Mannarino.

Lorenzi continua a stupire dopo il fantastico 2015. L’età non è un handicap per lui, anzi, più diventa vecchio e più diventa forte. Il suo avversario non era un fulmine di guerra, ma per Paolino vincere nei tornei che non sono Challenger gli provoca sempre la sindrome di Stendhal. Questa volta è stato Duckworth ad esaltare l’italico valore nella pratica della pallacorda. Segue il suo connazionale anche il Seppi che ha la meglio su Mathieu. Nella grande sfida tra Q e derby a stelle strisce vince Rubin contro Bjorn, che non è Borg, ma è un italianizzato Fratangelo pronunciato malissimo dagli ammerigani. 5 set e vittoria sinusoidale per Noah (che è il nome, attenzione!) che affronterà Federer.

il sorpresone di giornata è arrivato da Bublik. In questi giorni aveva ricevuto l’attenzione di molti per l’ottima imitazione di Nadal, molto caricaturale, ma efficace, precisa e soprattutto comica, ma ha stupito tutti vincendo contro Pouille. Per il kazako si è  messa bene fin da subito, tanto per usare un eufemismo. Il 6-0 iniziale è stato un fulmine a ciel sereno. Un primo turno che da inosservato passa a quello più significativo. Lucas si riprende nel 2°, ma capitola clamorosamente nel 3° e 4°. Va detto però che il francese veniva da un infortunio e molto probabilmente ha avuto una ricaduta. Stoico a terminare il match, ma il risultato è chiaro.

Dudi sela cava con Granollers che vince il primo per poi sciogliersi alla distanza ed imbarcare un bel bagelozzo. Fa bene anche Dan The Man Evans che batte Bagnis in 3. Finalmente Tsonga si vendica dell’orrenda sconfitta a Rio de Janeiro rimediata l’anno scorso da Monteiro. Jo lascia per strada solo un set, ma l’importante era portare a casa la pagnotta. Benissimo anche per il fresco vincitore di Auckland Sock che batte il francese Pierugo per innalzare fino al trionfo la giornata degli americani completata dalla vittoria di 7 lamette Johsnon che dispone per 6-3 6-4 6-4 di Delbonis.

Il giocatore che ha impressionato maggiormente è stato Nick Kyrgios, protagonista di una straordinaria prova di forza contro Elias. 6-1 6-2 6-2 per lui in un’ora e 27 minuti a senso unico. Per un australiano che passa ce n’è uno che esce. Non ce la fa ad andare avanti Sam Groth che perde contro il belga Darcis conosciuto solo per aver battuto Nadal a Wimbledon, quando Nadal era ancora Nadal. Punto.

Match di giornata senza se e senza ma è stato quello tra Stan Wawrinka e Martin Klizan. Alla vigilia c’era aria di sorpresa e per poco questa non ci materilizza. Martin era uno degli unseeded più temibili e lo ha dimostrato. Primo set per lo slovacco che approfitta di uno Svizzera 2 non proprio preciso. Stan si riprende nei seguenti parziali recuperando un break nel 2° così come nel 3°. Match che sembrava in dirittura d’arrivo nel 4°, ma arriva l’esiziale break del 7° gioco e il Male che chiude per 6 giochi a 4. Stan sta per profondare al 5° quando va sotto 4-3 e servizio Klizan, fortuna per lui che si riprende subito il break per poi chiudere ancora con un break nel game finale. Ancora una volta Stan tentenna, ma si sa che nei primi turni è un po’ gigione, ma se arriva in fondo sono volatili per diabetici. Simpatico ma non tanto, la chiusura al volo di Stan sul 4 pari del 5° set in cui attenta ai gioielli di famiglia Klizan. Nulla di grave. Ma come avrebbe detto Clerici ricordando la finale del 1991 tra Becker e Lendl:”Voleva compromettere la capacità di procreare dell’avversario“.

Il match di chiusura sulla Rod Laver Arena ha centrato i suoi riflettori sul ritorno in un match ufficiale dello svizzero Federer. Si è parlato, riparlato e parlato ancora di lui. Un’attenzione un po’ troppo maniacale, ma si sa che Roger è il tennis, beh, cioè…L’avversario dell’altra parte era un giocatore più finito di lui. Jurgen Melzer nel 2010 era un nome che scottava. Stupendo fu lo scalpo di Nole al Roland Garros, ma da allora è scomparso, come tanti prima di lui. Si presenta a Melbourne da numero 300 del mondo. E qui non c’entra Sparta. E’ arrivato nel main draw per via delle qualificazioni e un Federer d’annata lo avrebbe sagomizzato e impallato, ma non questa volta. Il mancinismo è sempre stata una malattia per Rogè e ancora una volta abbiamo una dimostrazione. L’unica piccola grande arma che salva il campione svizzero è il servizio. Ci sono molti tanti giochi a zero, ma dei passaggi a vuoto preoccupanti e uno velocità degli spostamenti pachidermica. Il secondo set vinto dall’austriaco non è arrivato a caso, poteva essere grave: era da Wimbledon 2010 che il 17 volte campione Slam non perdesse un set al primo turno. Allora rischiò contro il colombiano Falla, ma questa è un’altra storia, direbbe Lucarelli. Ricordando sempre che i 2 contendenti sono coetanei la benzina è finita prima per Jurgen che ha subito un facile 6-2 6-2 per andare a casa. Ma se Roger vuole andare avanti ce ne sono di scale da salire. Il tabellone non è dalla sua. Ora c’è Rubin. Avversario di cui sappiamo poco, ma è l’opposto di Melzer, è giovane, ma ha poca esperienza. Di solito il vecchio Roger era bravo a battezzare le rampanti giovani leve, saprà farlo anche questa volta? Staremo a vedere.

 

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