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Australian Open 1999: un pazzo pazzo Slam

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L’Australian Open è stato da sempre lo Slam più strano dei 4 che fanno parte dei Major del tennis. Inserito nei tornei più importanti del mondo nel 1924 dalla ILTF (oggi ITF, la Federazione Internazionale) più per i meriti dei tennisti australasiani come Tony Wilding e Norman Brookes piuttosto che per il torneo in sé che, per motivi storici e socio-economici, era anni luce lontano dagli US National Championships e a tanti altri tornei disputati negli USA, ha avuto nel corso della sua storia molti alti e bassi, più bassi che alti e rilegato a tornei di terza fascia negli anni ’70 e primi ’80. Lo strappo con gli altri Slam inizierà a ricucirci nel 1983, fino ad essere quasi suturato nel 1988 e definitivamente chiuso a partire dal 1990, anche se Andre Agassi fino al 1995 non vi parteciperà declassando un pochettino il draw, ma nulla di grave e soprattutto mettendo in soffitta la pazza idea del Lipton (fenomenale!!! diceva Dan Peterson) Championships di Miami di diventare uno Slam. Ci sono varie edizioni in cui il seeding e tutto il ranking è andato a farsi benedire, ma quello che 1999 è stato forse lo Slam più pazzo del mondo.

Per renderci conto di quello che è successo potremmo fare un parallelo con i giorni nostri (edizione 2015). Il venerdì prima dell’inizio del torneo viene sorteggiato il tabellone e Novak Djokovic non può prendere parte al torneo per un infortunio all’anca che lo tormenta dalla fine della stagione precedente e che non gli consentirà di prendere parte neanche al primo turno di Coppa Davis. il suo posto viene preso da Roger Federer che per un infortunio al bicipite femorale all’ultimo minuto è costretto a dare forfait nonostante abbia la prima testa di serie, al suo posto viene sorteggiato un lucky loser che potremmo impersonificare in Hiroki Moriya, poco importa.

Nadal, una volta tolti di mezzo i suoi avversarsi più accreditati, è sicuro di poter vincere il suo ennesimo Slam, al primo turno però è costretto ad andare al quinto set contro lo sconosciuto Jordan Thompson che si era portato avanti 2 set a 1 e domato solo alla distanza per 3-6, 6-4, 6-3, 6-7, 6-2. Passata la paura per un primo turno duro oltre le attese c’è Ivan Dodig ad attendere lo spagnolo al secondo turno. Il primo set fila liscio e si chiude per 6 giochi a 3 per lo spagnolo, all’improvviso un blackout inaspettato, Dodig assatanato fa fuori senza complimenti la tds 2 lasciando nello sconforto i suoi tifosi che credevo nell’ennesimo record per il suo beniamino.

Nella stessa parte di tabellone Stan Wawrinka saputo della sconfitta dei suoi maggiori rivali per il titolo e data l’assenza di Djokovic e Federer si rinvigorisce e non ha problemi a battere in sequenza Go Soeda e Paolo Lorenzi. Al terzo turno c’è Fabio Fognini che prima di questa sfida aveva impensierito Stan vincendo a Cincinnati pochi anni prima. Questa volta qualcosa si inceppa e il Fogna manda fuori lo svizzero.

Sono passati 4 giorni di torneo ed è già stato un massacro, tutti i beniamini del 99% di chi segue il tennis sono fuori, ma le sorprese sono solo all’inizio. A questo punto gli occhi sono puntati su Kei Nishikori: nulla da fare al primo turno è già fuori avendo perso contro Guillermo Garcia Lopez. Man mano che passano i giorni il seeding si sta sgretolando e le speranze ora sono nelle mani su Andy Murray: dopo 3 turni molto agevoli si ritrova a dover affrontare il talento mai esploso Andreas Seppi, l’italiano mette in campo un tennis da antologia e concede solo un set al tie-break a Fucking Andy ed è fuori anche lui.

Dopo tutto quello che è successo le agenzie di betting non sanno cosa fare, così come gli appassionati che però hanno ancora una carta da poter giocare: Tomas Berdych. Speranza vana, molto, il ceco dopo 2 turni da Futures è costretto a capitolare contro Santiago Giraldo che proprio in questo torneo ha deciso di uscire dal semi-anominato che lo circonda per arrivare fino ai quarti di finale.

L’unico che si salva da questo cataclisma è il canadese Milos Raonic che fa il suo e arriva fino ai quarti di finale e vedremo tra poco che cosa il destino gli ha riservato. Ferrer a questo punto potrebbe essere quello che emerge dall’acqua come i primi esseri viventi che dal mare cominciarono a spostarsi sulla terra ferma, nulla da fare al secondo turno e già a casa ad essere consolato dalla moglie sbattuto fuori senza pietà da Marius Copil. Potremmo puntare sul sempre baby Federer Grigor Dimitrov, ma se non ha vinto prima cosa possiamo aspettarci da lui? Via, fuori al terzo turno.

Così come Andy Dufresne ne “Le ali della libertà” marciò per mezzo kilometro di melma per raggiungere la tanto agognata libertà, così Il Barone Ernests Gulbis riesce finalmente a togliersi di dosso quella aura di loser che ormai lo hanno etichettato quasi per sempre ed è la seconda testa di serie ad arrivare ai quarti di finale. Ma ancora le sorprese non sono finite e il senzatetto ha ancora qualche cartuccia da poter sparare.

Prima di arrivare al rush finale diamo un’occhiata alle altre teste di serie per renderci conto della situation (comedy). Feliciano, tds 11, si è ritirato prima dell’inizio del torneo per un infortunio alla spalla, AGUT è uscito al primo turno, così come Anderson, Robredo è arrivato fino al quarto turno ma è stato eliminato da Fognini che è arrivato ai quarti.

Il quadro dei last eight è un mix tra uno di Picasso e uno impressionista, si capisce poco e le cose che si capiscono non servono a nulla, andiamo nel dettaglio. Parte alta: Gulbis-AGUT, SamQuerreyNumero1-Seppia, parte bassa: Giraldo-Fognini, Raonic-Coric. Che dire? Forse siamo su “Scherzi a parte”, o forse quando si dice, tra l’altro senza mai crederci veramente, che nel tennis può succedere di tutto, che nello scontro ad eliminazione diretta chiunque può arrivare in fondo bla, bla, forse questa volta questo potpourri di luoghi comuni ha avuto finalmente la sua incarnazione.

E’ uno Slam, vero, ma qui siamo di fronte ad un tabellone da 250 scarso, direi, quasi da scontare, ma “The show must go on” si dice e noi ci adeguiamo alla prima legge newtoniana dello spettacolo.

I primi 3 quarti di finale non sono un granché e Gulbis, Querrey e Fognini non hanno problemi a passare il turno. L’unico quarto al fulmicotone è la battaglia tra Coric e Raonic. Battaglia che dura poco per essere un five setter: 3 ore e 28 minuti, ma in quel campo si è visto di tutto compreso un bagelozzo di Coric che deve però capitolare nel set finale per 8 giochi a 6.

Questo è il torneo di Gulbis e lo dimostra anche in semifinale battendo facilmente Querrey. Dall’altra parte anche Fognini non ha problemi a sbarazzarsi di Coric nel suo migliore risultato in carriera.

La “non” finale giocata in Neurovisione è a senso unico e dura solo un set vinto tra l’altro dal perdente. Fognini riesce a fare suo il primo parziale ma poi spegne completamente la luce, lotta solo nel quarto parziale, ma in 2 ore e 27 minuti deve consegnare le armi al più arzillo avversario. Ernests rules!!!!

Ecco questo è lo scenario che si è presentato nel 1999, uno Slam pazzo che oggi è (quasi) impossibile da realizzarsi negli stessi termini. La sorpresa può sempre scapparci, ma 10-15 in un’unica botta sono al limite del reale e da pronosticare neanche a parlarne. A questo punto qualcuno sarebbe curioso di sapere chi sono stati i protagonisti di questo Slam e non vi resta altro che aprire wikipedia, il sito ATP, Tennis Abstract, i giornali dell’epoca, qualche libro sugli Slam. No, no, sto scherzando 😉 Vediamo nel dettaglio gli “avatar” (Cameroon docet) di cui abbiamo parlato.

Djokovic è Pete Sampras, Federer è Marcelo Rios, Nadal è Corretja, Wawrinka l’australiano Rafter, Nishikori lo spagnolo Moya, Murray è Andre Agassi, Berdych è Henman, Rusedski è Ferru, Dimitrov è Krajicek, il vincitore Gulbis è Yevgeny Kafelnikov.

A partire dai quarti di finale: Todd Martin è Roberto Bautista Agut, Tommy Haas è Sam Querrey, Andreas Seppi è Vincent Spadea, Santiago Giraldo è lo svizzero Rosset, Fabio Fognini è la “sorpresa” Thomas Enqvist, Coric è Nicolas Lapentti e Raonic lo slovacco Karol Kucera.

Riavvolgete il nastro, funzione “trova” poi “sostituisci”, cambiate tutti i nomi ed ecco come per magia il singolare maschile degli Australian Open 1999.