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ATP Shanghai 2017: China Boy. Federer ritorna a vincere in Cina, è il suo 27° Masters 1000

Federer torna a vincere il Masters di Shanghai dopo il successo del 2014 e lo fa ai danni del rivale storico Nadal, inerme in una finale senza storia.

La partita

Alla Qizhong Forest Sports City Arena va in scena la finale più scontata e allo stesso tempo più attesa dai tifosi e non. Come ai bei tempi Federer e Nadal hanno monopolizzato il circuito e in questo finale di stagione non si vedono avversari che possano essere alla loro altezza. Il 23-14 è un binomio variabile e inciso nei cuori di tutti gli appassionati di tennis. Chi è un po’ più audace sa che nelle ultime 4 occasioni è stato Federer a vincere, sempre sul cemento. C’è la possibilità di mettere in fila il pokerissimo che già Nadal ha infilato ai suoi tempi d’oro, e Rogé non tradirà le attese.

Fin dalle prime battute si capisce che sarà una partita a senso unico. Federer è letale e nonostante un Nadal volitivo e preciso al servizio dall’altra parte si vede un giocatore superiore in tutto e per tutto. Incredibilmente arriva il break in apertura a favore dello svizzero che in questo 2017 sta invertendo tante tendenze che ormai erano quasi dei teoremi dimostrati e assodati del Fedal. Qualcuno ricorda il break in apertura del Roland Garros 2008, ma quella è un’altra storia, un’altra musica. La straordinarietà del numero 2 del mondo è che anche dominante nello scambio da fondo, che tradotto in termini pratici significa: non c’è partita. Break che arriva ai vantaggi e strada che si fa subito in salita per il mancino di Manacor. L’idea che possa ripetersi lo stesso copione di Indian Wells e Miami non è così utopistica e c’è chi l’aveva preventivata anche alla vigilia della partita in tempi non sospetti. La superficie cinese è veloce, si gioca indoor a causa della pioggia e Federer non si lascia fare complimenti. Il suo servizio è eccezionale sia in termini di percentuale che di varietà. Nadal risponde da Taipei, Roger lo sa e ne approfitta. Le spazzolate della riga sono numerosissime. Una volta la palla va a destra con un servizio sulla T, un’altra c’è un kick esasperante. Alcune volte la palla viene scheggiata, poi ci sono gli ace e raramente la palla va dall’altra parte della rete. Se a tutto questo repertorio aggiungiamo che le prime in campo sono al 75% allora è mattanza. Nadal non serve male, anzi nei primi 4 game al servizio piazza 4 ace e si dimostra eccezionale in questo fondamentale come dimostrato agli US Open e soprattutto a Pechino. Ma se sei indietro di un break servire divinamente è inutile. Non ci sarà nessuna palla break da qui alla fine del set, ma l’impressione generale è che Nadal possa essere breakkato, Federer neanche con le bombe al Napalm. Non si arriverà mai a 40 sul servizio Federer, altro dato impressionante di questo Fedal targato 2017. Rafa si permette anche di mettere a referto un gioco bianco, ma quelli di Federe sono 3. Semplicemente ingiocabile.

La speranza dei Rafafans è quella di vedere il calo del Re che però non c’è. Il secondo parziale procede sulla falsariga del primo e, come già ribadito, non c’è partita. Non si capisce da dove Federer tiri fuori questa chirurgica precisione, o meglio non si capisce perché non l’abbia messa in mostra durante tutto il corso del torneo. Forse perché non ce n’era bisogno? Il dubbio rimane (forse). Il giuoco chiave del 2° set è il 5°. Nadal annaspa vistosamente. Il servizio e dritto resiste quando può, come un singhiozzo in quest’autunno nero, l’Huangpu mormorò:”Ritorna lo straniero!”. La linea tiene, ma alla terza occasione arriva il passante di rovescio e il break esiziale e ferale. Ancora in sala operatoria Rogé incide con il servizio con la sensibilità che va sotto l’angstrom, lascia per strada un solo punto al servizio e si permette di mettere pressione al numero 1 del mondo che cede ancora. 9° gioco e ultimo treno che passa. Federer fa sballottare Rafa da una parte all’altra e purtroppo per lui non è quello dei bei tempi. Le diagonali sono ferali e la tenzone si chiude con un errore di rovescio del maiorchino. Finisce così il 38° capitolo della saga più bella del tennis, uno degli episodi meno belli, ma si è visto anche di peggio. I 37 precedenti sono visibili a tutti e non sarà certo l’ultimo episodio a declassare tutti gli altri, anzi, più episodi ci sono e più si capisce l’importanza e la bellezza di quelli fondamentali della rivalità che per estensione sono fondamentali per la storia del tennis moderno.

Il torneo

La tournée asiatica si era aperta con un altro grande successo a Pechino di Rafa che con quello degli US Open aveva messo a segno 15 vittorie di fila sul cemento, evenienza che non occorreva dal tempo degli dei falsi e bugiardi, ossia la Magic Summer Slam del 2013. Eccezionale come Rafa in questa stagione non sia stato solo il dominatore della terra battuta, ma abbia saputo estendere la sua ombra nella sua superficie meno congeniale. Ad inizio gennaio la finale agli Australian Open sembrava quasi un one shot, una pietra lanciata in uno stagno, invece la costanza è stata determinante per prendersi delle soddisfazioni anche sull’hard-court e collezionare lo sweet sixteen a New York. La non bella figura di Roger nella Grande Mela avevano fatto girare le carte in tavola tanto da dare Rafa favorito per la vittoria finale, stiamo parlando di quote betting, invece l‘algoritmo di tennisabstract.com ha sempre dato Roger favoritissimo a prescindere da come si era svolto il torneo.

In effetti il percorso del vincitore non è stato così netto come ci si poteva aspettare. Non ha mai dato l’impressione di poter perdere, ma non ha brillato come ha fatto in finale, anzi. Contro Schwartzman c’era la curiosità di rivedere il Re all’opera ma non è stata una bella opera. La prima constatazione che è emersa è che i problemi alla schiena erano spariti del tutto. Servizio tonico, con velocità sopra i 200 km/h, insomma un servizio à la Federer. Però non si possono concedere 5 palle break al seppur volitivo Diegito che corre come un pazzo. Non è legale se poi si considera che una di queste palle break è stata anche convertita. Roger è riuscito a rimettere subito in carreggiata il match, però che fatica! Contro Dolgopolov invece si è vista la classica lezione del Maestro in un’ora esatta di gioco (altrimenti che Maestro (di tennis) è?) ha portato a casa il match. Una sola pallina break concessa…ma cosa vuoi che sia? Dolgo non può e non deve essere un ostacolo serio per il 19 volte campione Slam. Se c’è un avversario che non potrà mai battere Federer questo è Richard Gasquet. Le congiunzioni astrali affinché succeda questo sono talmente improbabili che vincere al Superenalotto senza aver giocato la schedina sembra quasi prassi. Il mai esploso virgulto francese colleziona con cura la copia in Divx della vittoria a Monte Carlo del 2005 contro l’allora dominatore incontrastato del circuito. Poteva essere il primo raggio di sole di una splendente alba, invece è stata solo la voce di uno che grida nel deserto. Ci sarebbe anche la vittoria a Roma del 2011, ma quella se la ricordano in pochi. Anche qui Rogé non ha brillato. Con questa superficie il francese doveva essere spazzato via, invece ha avuto modo di mettere in difficoltà il numero 2 del mondo, ancora non perfetto al servizio e poco incisivo nello scambio. Il gap però è talmente ampio che Roger può gestire benissimo il tutto, anche un innocuo breakkettino. L’avversario più forte sulla carta è senz’altro Del Potro. Come al solito in questo 2017 il ranking non rispecchia il valore del giocatore. E’ tds numero 16, ma le 2 batoste a Flushing Meadows al Re ancora riecheggiano nell’Arthur Ashe. Partita altalenante quella tra l’argentino e lo svizzero, forse la più bella di questo Masters 1000. Grande prova di forza nel primo parziale per il gigante di Tandil che sfrutta l’unica palla break che gli viene concessa e si porta a casa il set per 6-3. Nel secondo set la partita gira. Bene Federer a rispondere a non farsi sorprendere dalle bombe di Juanito che come sempre in questi casi glie fanno i bozzi. Preciso, chirurgico e ferale Rogé che vince entrambi i parziali per 6-3 e si assicura la finale numero 46 in un Masters 1000 – Masters Series.

Il giocatore apparso più in forma di tutti in questo è senza dubbio Rafael Nadal. La straordinaria prestazione nello Weak Slam più Weak di sempre si era mantenuta anche a Pechino. Lì non c’era Nole e neanche Roger, così ha avuto vita facile battendo anche Dimitrov che l’anno scorso l’aveva eliminato proprio lì senza fare complimenti. Si è parlato di condizioni di gioco e di palle soprattutto differenti nonostante si giochi sempre in Cina (che non è detto che debba essere così), ma questo sono considerazioni ex post facto che lasciano il tempo che trovano. La verità è una sola: su cemento e azzardiamo anche erba Federer è superiore a Nadal che a sua volta è superiore a tutti gli altri. Fine del teorema. Il debutto per il mancino di Manacor contro Donaldson è stata una passeggiata di salute. 6-2 6-1 tanto per prendere confidenza con il terreno che non si sa se essere più o meno veloce. Ma più o meno di cosa? Qualche volta l’ATP ci darà dei dati seri a riguardo, per il momento ci accontentiamo della TV e dei ricordi vaghi per dire:”Quest’anno il campo è una colla, no quest’anno non si vede la palla“. Fognini fa lo sborone e non vince. Cosa c’è da dire? Certamente il Fognal ha scritto una pagina epica della storia del tennis, ma è una sola in un libro composto da migliaia di pagine. Altra batosta senza storia, e allez! Si va ai quarti di finale. La cover band bulgara quest’anno sembra sempre sul punto di poter battere Nadal, ma non ci riesce, è una parola perennemente sulla punta della lingua. Che spettacolo che è stata la semifinali agli Australian Open! E qui? Altro grande spettacolo, ma Dimitrov non sfonda, non sfonda nonostante il secondo parziale portato a casa. Il terzo set non è suo, così come tutti i deciding set di questa micro-rivalità. Se c’è un giocatore che può ergersi sopra tutti e arrivare a bussare alle porte del Fedal in questo 2017 è Cilic, a parte Zverev, che però si è dimostrato incostante e ancora a secco di un quarto di finale in uno Slam in carriera. Ancora show nadaliano e Marin inerme contro lo strapotere maiorchino. Si gioca a tutto braccio e il croato riesce anche a brekkare 2 volte, non c’è nulla da fare. Nadal è letale e va anche lui in finale. La numero 46 in un Masters 1000 come Federer (sempre vicini vicini i 2). Ai nastri di partenza della finale c’erano un ottimo Nadal e un titubante Federer, le proiezioni davano una vittoria spagnola, ma, come si sa, in un sistema come un match di tennis le condizioni precedenti non influenzano probabilisticamente  l’esito del nuovo evento. Detto terra terra: non conta niente quello che hai fatto prima di una partita per prevedere cosa succederà in quella partita.

Scorrendo il tabellone vediamo i promossi e i bocciati. Bocciato Lucas Pouille seppur vincitore al primo turno contro Medvedev ma costretto a capitolare contro il Fogna Nazionale che però si infrange contro Nadal. Rimandato. Rimandato anche SQN1 che arriva al terzo turno dopo aver battuto al secondo il connazionale e promessa a stelle e strisce Tiafoe. Promosso Dimitrov anche lui sbattuto contro il muro di Manacor. Bocciati i vari Cuevas, Verdasco, Sugita e Paire che non fanno notizia. Riflettori puntati su Ze Zhang morto alla partenza, la Cina non è così vicina. Benissimo Marin Cilic che festeggia il suo best ranking, #4, con un ottima semifinale. Fa bene anche Albert Ramos giustiziere nel 2015 niente meno che di Federer al secondo turno. Batte Sousa, il connazionale Carreno e Struff ma non può niente contro Marin. Bocciato e sospeso per una settimana con l’obbligo di essere accompagnato dai genitori Nick Kyrgios che si ritira  contro Johnson dopo aver perso il primo set. Ennesimo tank? Chi lo sa. Il referto ufficiale parla di infortunio. Male anche K.Anderson e M.Zverev. Ottima la vittoria di Di Wu (Di) contro Chardy. Da promuovere anche Johnson. Festeggia nel peggiore dei modi il suo best ranking Dominic Thiem, da oggi numero 6 del mondo, prendendole di sana ragione da Troicki vera sorpresa di questo Masters 1000 e promosso con lode. Il Pinkman serbo arriva fino a quarti di finale capitolando solo al terzo contro Del Po. Rimandato Shapovalov chiamato a dimostrare che i giovani, o meglio i teenager, possono dire la loro in questo circuito di vecchietti. Battuto da Troicki con tanto di bagel. Così non va. Promosso Tsisipas che con Shapo dovrebbe formare la nuova coppia d’oro della Next Next Gen. Battuto Khach (bocciato) all’esordio. Promosso anche Long John Isner. Male Zum Zum e Lorenzi, ma questa non è casa sua. Picco in basso e bocciatura per Alex Zverev che non passa l’ostacolo Del Potro. Forse 2 Masters 1000 per lui sono anche troppi per quest’anno. Sarà protagonista a Londra e forse a Milano. Dopo il successo A Tokyo crolla subito David Goffin che non può nulla contro Gilles Simon che qui ha lanciato il suo ultimo missile della carriera nel 2014, poi il buio. Il bel nizzardo non riesce ad avere la meglio su Gasquet, promosso, che però non può nulla contro l’hors catégorie Federer. Non pervenuti i vari AGUT, Haase, Sock e Karlovic. Voto superiore ma sotto la sufficienza per Dolgo, Chung e Schwartzman.

I record

Quando vince Federer il libro dei record è talmente difficile da aggiornare che è necessaria una selezione.

  • Federer vince il suo 700° match sul cemento (1° all time con l’asterisco su Gonzales)
  • 350a vittoria a livello Masters (1° all time)
  • titolo a Shanghai
  • 27° Masters, 2° dietro a Nadal e Djokovic a quota 30
  • 94° titolo in carriera, agganciato Lendl 2° era Open dietro a Connors a quota 109
  • 13a finale vinta senza fronteggiare palle break
  • 8a stagione con almeno 6 titolo vinti

Conclusione

Così come Spagna e Portogallo si spartirono il mondo a Tordesillas Federer e Nadal si stanno spartendo i titoli più importanti di questo 2017. Gli Slam sono tutti loro, 5 Masters 1000 su 8 anche e anche qualche altro torneo importante. Federe ha vinto 2 Slam e 3 Masters 1000, Nadal 2 Slam e 2 Masters 1000. Insomma nessuno è stato così fesso come il Portogallo che si prese la parte est collezionando solo un misero territorio dove qualche secolo dopo sarebbero nati degli indigeni un po’ scuretti che sapevano giocare a pallone. Tolti di mezzo definitivamente Djokovic e Murray, clamorosamente sprofondati negli abissi per varie vicissitudini, si pensava ad un passo in avanti dei giovani, che c’è stato, ma vedere il Fedal occupare tutta la mappa del tennis che conta proprio non se l’aspettava nessuno. Certamente dopo gli US Open nessuno mette in dubbio che saranno sempre quei 2 i dominatori della parte rimanente di stagione. Si giocheranno il numero 1 fino al Masters con Nadal portatore di un bel margine di 1960 punti. E’ lui il favorito per la corona che assegna anche un consistente assegno dall’ATP, ma tutti i tifosi, come lui, preferirebbero una vittoria alle Finals di Londra che però avranno come sicuro protagonista Federer tornato nel posto che gli compete: dominatore del cemento. Fino a qualche giorno fa si diceva che questa era un’occasione unica per Rafa di vincere l’unico grande torneo che ancora gli manca, e che questa era l’annata giusta. D’altronde quando ha vinto gli US Open, 2010 e 2013 ha sempre fatto finale, quindi, perché non azzardare? Facile dirlo, più difficile a farsi. Dall’altra parte della rete ci sarà il suo rivale storico che con l’indoor va a nozze non a caso e detentore del record di titoli del torneo di fine anno. Dovrà sudare parecchio Rafa per vincere quel maledetto Masters e le indicazioni date a fine match a Shanghai non sono promettenti. Probabilmente salterà Basilea, torneo “inutile” preso come tale, ma foriero di 500 punti utili alla corsa al numero 1. Federer ci sarà a casa sua, anche se lui lascia qualche dubbio, e forse potrebbe saltare Bercy. Difficile che non giochi per scelta il torneo della sua città. Insomma è ancora tutto da vedere. Federer e Nadal non devono dimostrare più niente in questo 2017, qualsiasi risultato verrà per entrambi sarà ben accetto, anche perché là dove si fa la storia, gli Slam, sono alle spalle, ma perché rinunciare a seguire questo affascinante testa a testa? Il 23-10 è diventato 23-15 e vuoi vedere che quel vecchietto mi va a prendere Nadal a fine carriera in barba ai vari Connors e tanti altri che sprofondarono in questa statistica contro i loro diretti rivali, soprattutto Jimbo contro Lendl, proprio perché ormai anziani per un circuito pieno di giovani pimpanti? Per il momento il grande tennis si ferma, ci sarà una settimana con 3 ATP250, poi Vienna e Basilea, e Bercy la settimana del 30 ottobre. Finale di stagione ricco e ancora pronto a scrivere tante pagine della storia del tennis.