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ATP Finals 2016: Special One, Murray domina Djokovic in finale, vince il Masters e chiude l’anno al numero 1

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Murray conclude alla grande uno, se non, il più grande finale di stagione dell’era Open annichilendo l’ex numero 1 del mondo Novak Djokovic a termine di una partita che non ha avuto storia e dopo un torneo massacrante per lo scozzese e quasi noioso per il serbo. Murray chiude l’anno nella prima posizione del ranking ATP, riceve coppa e contro coppa, e legittima, se mai ce ne fosse il caso, il posto che ha assunto nel panorama del tennis mondiale.

La partita

La sfida tra il numero 1 e il numero 2 era il match più atteso della stagione. Al di là delle finali Slam che hanno sempre un occhio di riguardo maggiore rispetto a qualsiasi altro torneo, era questa la sfida che doveva decidere chi era il vero numero 1 del mondo. Era la prima volta nella storia che la finale del Masters decideva la leadership del tennis mondiale. Nel 2001 furono Kuerten e Hewitt a giocarsi il primo posto in classifica, ma con la vittoria di Hewitt in semifinale su Juan Carlos Ferrero i giochi erano fatti. Invece qui tutto è rimandato all’ultimo atto.

I bookmakers non hanno dubbi: Djokovic. E’ lui il prescelto dalle quotazioni che lo danno intorno al 1.4-1.5 mentre Murray è dato a 2.3-2.4, quotazione che ricordano quelle di Killary alle elezioni presidenziali americane. Murray è il primo della lista, ma solo per quanto riguarda il ranking ATP, altre classifiche alternative che tengono conto, oltre che dei risultati, anche degli avversari battuti, mettono davanti il serbo, tra tutte c’è la famosa ELO (molto di attualità oggi per via del campionato del mondo di scacchi che si sta giocando a New York). Tutto questo ci porta a dire che Murray deve assolutamente vincere per non essere ricordato come il “Re di Maggio” del tennis, ossia come giocatore numero 1 del mondo per sole 2 settimane.

Arbitra Bernardes e a vincere il sorteggio è Murray che decide di servire. Tutti gli occhi sono puntati sulla condizione dello scozzese che è arrivato in finale avendo disputato i 2 match più lunghi della storia del Masters nel formato 2 su 3: 3 ore e 20 minuti contro Nishikori e 3 ore e 37 minuti contro Raonic (con tanto di match point annullato). Djokovic arrivava all’atto conclusivo fresco come una rosa avendo piallato quello che rimaneva di Nishikori (ma i media giapponesi erano ottimisti, sigh!) inerme di fronte ad un Nole che a tratti sembrava ritrovato.

Parte malissimo Murray, un esiziale doppio fallo che non è un mai un ottimo esordio. Ottiene i 2 punti successivi e ancora doppio fallo. Non ci siamo. Il servizio è fondamentale per mettere la testa avanti. Ma Andy rimedia subito approfittando anche degli errori di Djokovic (che saranno tanti, ben 30) e si prende il primo giuoco. Nole non vuole lasciare niente al caso ed è chirurgico quando è lui a servire: 0 punti concessi e patata bollente che passa di nuovo al suo avversario. 3 punti consecutivi di Murray fanno pensare che il brutto primo game sia solo un ricordo, invece si ripete lo stesso copione complice anche un nastrovic fortunoso, ancora 2 punti per il serbo, ma allo stesso tempo arrivano errori a grappoli ed Andy si salva. Ancora servizio Nole e ancora 0 punti concessi. Il servizio serbo non è potente, ma quando si entra nello scambio non lascia scampo ad Andy che per il momento può solo abbozzare. Quando poi Nole mette in campo delle prime vincenti allora non si può fare nulla. Il canovaccio della partita sembra ben delineato, ma se da un lato la sofferenza di Andy in risposta fa aumentare la domination ratio di Djokovic, dall’altro ci ricorda che tenere un game a 0 o ai vantaggi dopo 1000 deuce è la stessa cosa dal punto di vista del risultato, che poi alla fine è quello che conta. Il 5° gioco fa lievitare leggermente le quotazioni scozzese che finalmente non è costretto a rincorrere e mette in mostra una delle armi che gli hanno permesso di dominare in questa parte di stagione: la seconda al corpo. Esemplificativo è il 6° gioco in cui la partita sta quasi per girare. Il pallettismo è imperante, e non poteva essere altrimenti, ma quello che stupisce è come bene Murray usi lo slice in una superficie con il rimbalzo così basso che costringe ad abbassare le ginocchia e inevitabilmente spedire la palla in rete. Prima palla break per Andy. Lo scozzese non è cinico e affossa il dritto in rete. Peccato. Altro slice da salumiere provetto ed altra palla break. Nole è bravo a cavarsi dal buco con un dritto lungolinea e si riprende il vantaggio. Qui arriva uno degli orrori che caratterizza la carriera del serbo: non chiude uno smash facile come rubare le caramelle ad un bambino e lo butta clamorosamente fuori. GIF d’obbligo. Il game ancora non è chiuso. Ci sarebbe una seconda del serbo che è fuori di 1.2 parsec, Murray se ne accorge tardi e non può più chiamare il falco. Ci sarà modo di rifarsi. Djokovic chiude il game approfittando di un errore di dritto di Murray. Siamo 3 pari, ma la sensazione è che Andy sia il giocatore fresco e che Djokovic sia sotto l’effetto delle molteplici canne offertegli gentilmente dal guru Pepe spacciate come integratori salini.

Il livello di Murray è salito e concede solo un punto sul suo turno di battuta. L’8° gioco sembra una formalità per Nole, ma Andy ci ha insegnato che in questo momento lui li gioca tutti i punti, anche quando è sotto nel punteggio. Una Nadalite old style con il gonnellino a scacchi. Nole continua a sbagliare e anche di molto, ne è testimonianza un dritto sparacchiato in corridoio che non è assolutamente da lui. Altro errore grave con rovescio in rete e altra palla break. Lo scambio decisivo si gioca con il back ed è Andy quello maggiormente dotato in questo particolare, quando è il momento di entrare per chiudere Murray lo sa e lo dimostra con il dritto che gli regala il primo break dell’incontro. Incredibile. Murray ha la possibilità di chiudere, ma è un altro nastrovic a ritardare la fine del set, ma non ci sono problemi, Nole affossa ancora un lungolinea in rete e dopo 46 minuti il primo set va al numero 1 del mondo. L’idea di base è che in campo non c’è un grande Murray, ma dall’altra parte c’è il fantasma di Nole.

Il secondo parziale inizia nel peggiore dei modi per Djokovic. Errore gratuito e rovescio in corridoio lo stanno per spedire all’inferno. Murray si prende il lusso anche di passare col il rovescio e Lucifero fa roteare lin mano a sua coda  e sogghigna:”Ti stavo aspettando, Novak“. Siamo 15-40 e la partita sembra aver preso un’inclinazione ben precisa. Andy non è cinico e prima risponde male, poi non può nulla su una prima velenosa serba e siamo in parità. I guai sembrano passati, sembrano, perché un rovescio affossato consegnano la 3a palla break a Andy. Nole si salva momentaneamente e alla 4a capitola (con un rovescio spedito a rete). Break Murray e titolo di coda che iniziano a scorrere sotto tutti i televisori e monitor del mondo. Si segue il servizio e questo è un male per chi sta pesantemente sotto. 3° e 4° gioco sono interlocutori, ma ancora una volta mettono in luce lo splendido back di Murray il tutto coronato da un ace che non fa mai male. Djokovic è in catalessi. Murray è in trance agonistica e in un amen si ritrova 0-40 sul servizio Nole. Uno dei 3 punti è un cross strettissimo di rovescio che non supera neanche metà campo avversaria che va di diritto negli hot shots del torneo. Delle 3 palle break solo una è annullata. Basta la seconda per consegnare il doppio break britannico e il 4-1 che neanche Atlante avrebbe il coraggio di sostenere. E’ un Nole troppo brutto per essere vero. Il canto del cigno serbo arriva nel 6° gioco con Murray che si distrae un attimo (può capitare) e complice un doppio fallo e un Nole stranamente aggressivo. Djokovic recupera un break di svantaggio, ma è solo un fuoco di paglia. Non serve a nulla tenere il servizio a zero, ora si gioca sul servizio Murray (maledetta Pero!). Djokovic vince il premio Nelson-Hepner (googlelate!) per lo scambio più lungo. Ma Andy è un cecchino e non sbaglia un servizio con Nole sempre falloso. Djokovic tiene il suo turno di battuta a 15, ma nel game successivo deve difendere set, partita, titolo, numero 1 del mondo, numero 1 di fine anno, titolo di GOAT e vaso cinese in cambio della busta. Qui si dimostra coraggioso nei primi 2 match point con 2 ottimi dritti, ma al 3° non può nulla. Palla out. Fine della partita, ovazione della O2 Arena e coppa che va meritatamente ad Andy che scolpisce nella storia del tennis e dello sport in generale una bellissima pagina da raccontare ai posteri, una pagina che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di pronosticare.

Il torneo

Il Masters (a me me piace chiamarlo così) come ogni anno si porta dietro delle polemiche che forse non cesseranno mai. La prima ormai da decenni è la formula. Il round robin, ossia i gironi, permettono ai giocatori di fare calcoli e dosare le forze in vista dei 3 impegni sicuri che devono affrontare. L’eliminazione diretta sembra il Santo Graal del tennis, ma per un torneo d’elité non si può fare altrimenti. Se si adotta l’eliminazione diretta con 8 giocatori ci sarebbero solo 7 partite e il torneo durerebbe 3-4 giorni. Di contro fare un girone unico aumenterebbe le partite ma le ultime 2-3 sarebbero inutile e allargare il campo a 16 giocatori annullerebbe l’esclusività di questo evento riservato solo ai “migliori” della stagione. Strano che Tommasi non abbia sfornato il solito articolo, ma pare che sia uscito uno identico con un’altra firma tanto per attizzare la solita polemica di fine stagione. Forse il formato attuale non è il migliore, ma è il meno peggio, ma chissà che qualche genio possa partorire una nuova formula che magari metta d’accordo tutti (utopia).

Quelle di quest’anno sono state le prime Finals senza Federer dal 2002 e se aggiungiamo anche l’assenza di Nadal, qualificato ma infortunato, allora vuol dire che forse qualcosa è cambiato. Inutile stare a dire che il 99% delle forze era concentrato sui primi 2 della classe ancora in lotta per il numero 1 del mondo, ma in qualche modo il tabellone bisogna compilarlo e allora si mette dentro quello che passa il convento.

Il primo protagonista dell’evento è stato il sorteggio. Stranamente avvenuto di lunedì (forse per vendere i biglietti prima) ha dato alla luce 2 gruppi un pochettino sbilanciati. Da una parte l’ex GOAT ha pescato nelle fognature di una centrale nucleare e ha confezionato un sorteggio che neanche sua madre avrebbe fatto meglio. Gli sono capitati: il 250ista Thiem che è arrivato a Londra con 81 partite di singolare sul groppone e all’esordio alle Finals in una superficie che poco si addice alle sue caratteristiche. Il giullare negro Gael Monfils, bravo a entrare delle top ten di Youtube, ma che non è mai concreto e sempre battuto dal serbo. Un 13-0 che è già storia. E infine il vengo e non vengo Milos Raonic in dubbio fino all’ultimo momento, ma che poi si è rivelato uno dei giocatori chiave della manifestazione.

Le patate bollenti sono capitate tutte nel gruppo di Murray che per ironia della sorte è stato chiamato John McEnroe (mentre l’altro Ivan Lendl) e abbiamo: il GOAT dei picchi Stan Wawrinka, vincitore degli US Open in finale con Djokovic, Marin Cilic giustiziere di Djokovic a Bercy e di Murray a Cincinnati (anche lui vincitore Slam nel 2014 gli US Open) e il sempre scomodo Kei Nishikori.

Nel gruppo Lendl Djokovic ha giocato con il freno a mano tirato, talmente tirato che stava per combinarla grossa contro Thiem all’esordio perdendo il primo set, ma approfittando del serbatoio completamente vuoto dell’austriaco dopo un’ora di gioco. Ottima è stata la sua vittoria contro Raonic con 2 tiebreak che hanno testimoniato come Milos fosse in salute e che il ritiro paventato a inizio torneo era solo un falso allarme. Inutile poi l’esibizione contro Goffin sostituto di Monfils che ha preso solo schiaffi e più di 100.000 dollari (anch’io sarei disposto a questo sacrificio). Di partite eccezionali nel gruppo di Nole non c’è nulla da segnalare se non il 7-6 6-3 di Raonic contro Thiem, ma era una partita davvero difficile da digerire. Per il resto solo mazzate per Monfils perdente anche contro Domenico.

Diametralmente opposto è stato l’andazzo del gruppo McEnroe. L’esordio di Murray è stata un’ottima partita vinta a mani bassi contro un buon Cilic che è costretto ad ingoiare il boccone amaro e la rivincita di Cincinnati. Nishikori è duro a morire e con il numero 1 del mondo porta la partita oltre le 3 ore. Saranno 3 e 20 minuti, stabilendo il record di durata 2 su 3 al Masters. Nonostante queste 2 vittorie convincenti Andy Boy non era sicuro della qualificazione al turno successivo e una eventuale sconfitta per 2 set a 0 contro Wawrinka l’avrebbe condannato. Incredibile. Djokovic ha vinto le prime 2 partite contro 2 derelitti ed è primo e Murray ancora in bilico. Questa incertezza dà lo spunto per rispolverare le regole del round robin e le 16 possibili combinazioni. Andy spazza via ogni perplessità vincendo nettamente contro Stan Wawrinka conservando la vetta del suo girone. Stan è sempre ondivago e dopo l’ottima prestazione con Cilic perde malamente contro Nishikori. Si sa che lui vince un torneo buono l’anno e dopo New York inutile aspettarsi altro. Sushi è semplicemente stupido o forse è talmente giapponese che deve giocare sempre anche quando la guerra è finita. Prima del match con Cilic della terza giornata era sicuro del passaggio del turno e cosa fa? Si mette a gigioneggiare e addirittura perde la partita e i 200 punti che gli avrebbero fatto molto comodo in prospettiva ranking. Niente fa fare. Chiude con 2 sconfitte e una vittoria cercando di emulare il Masters al femminile che per ben 2 volte nelle ultime edizioni ha visto trionfare una giocatrice nella stessa condizione del giapponese.

Le 2 semifinali non esistono, o meglio ne esiste una sola che vale per 3 mentre l’altra è solo un programma televisivo per bambini che annoia peggio della Signora il giallo. Raonic E Murray danno vita ad uno splendido spettacolo e per poco Murray non ci lascia le penne (non a caso). Raonic porta a casa il primo parziale con un esiziale break nel penultimo gioco. Addirittura è un break avanti anche nel secondo, ma si fa subito riprendere. Si arriva al tiebreak dove Andy chiude al 2° set point. La battaglia si rinnova al terzo e fino all’8° gioco tutto fila liscio o quasi, ma dal 9° il poi arriva la sagra dei break. “Attacca tu“, “No, attacca prima tu“, “No, dai, se tu non attacchi io non attacco“. E’ questo il copione del finale di partita con 4 break su 4 giochi con il primo che sembrava risolutore avendo portato Murray a servire per il match. Nessuno dei 2 vuole attaccare la cornetta e si arriva all’inevitabile tiebreak. Murray ha 3 match point sulla racchetta ma non chiude e sta per combinarla grossa quando è Raonic ad aver match point sul 9-8. Murray annulla di mestiere e vince alla fine per 12 punti a 10 dopo 3 ore e 37 minuti da archiviare. Che dire della seconda semifinale? Entrano 2 giocatori in campo, ma se ne vede solo uno. Nishikori sbaglia l’impossibile, bene Djokovic, ma se l’altro non c’è inutile fargli gli elogi che merita senz’altro, ma la bella prestazione si tira fuori quando si gioca in 2 non da soli.

I record

Murray vince il suo 44° titolo, il 32° sul cemento. E’ il suo primo Masters in carriera e si avvicina prepotentemente a chiudere il cerchio magico mancandogli solo Australian Open, Roland Garros, Indian Wells e Monte Carlo. Vince il 9° titolo in stagione, record personale. E’ il primo giocatore a chiudere numero 1 avendo meno Slam all’attivo di un altro giocatore dai tempi di Lendl nel 1989 che vinse solo gli Australian Open. Chiude l’anno con 12685 punti (-275 della Davis) ben 3740 in più rispetto allo scorso anno.

Conclusione

Murray è il nuovo re del tennis mondiale. No questions about this. Le 2 settimane arrivate per via di una regola un po’ discussa dell’ATP che fa coincidere il ranking con la race la settimana prima delle Finals sono state ampiamente legittimate da un torneo stellare in cui ha battuto tutti i più forti del mondo, anche il Mr. Bison dell’ATP rappresentato da Novak Djokovic. La cavalcata scozzese ha dell’incredibile. Dopo il Roland Garros aveva 8035 punti di distacco dal primo in classifica e ora ne ha 895 in più. 8930 punti scalati ad uno ad uno che sono passati dalla splendida vittoria olimpica che non ha dato punti, la delusione prima a Cincinnati e poi a New York e poi i 5 tornei vinti consecutivamente che gli danno il record di migliore finale di stagione dell’era Open scavalcando i ben più blasonati Federer e Djokovic e ofuscando i 7 titoli di Lendl nel 1981 di ben altro spessore rispetto a 2 Masters 1000, 2 ATP 500 e il Masters di fine anno. Murray prende 2 coppe contemporaneamente togliendo dall’imbarazzo l’ATP che aveva messo in agenda per il 28 c.m. l’assegnazione della coppa di numero 1 dell’anno per via dei punti della Coppa Davis che Murray si porta dietro dalla vittoria dell’anno scorso.

Quello che ne esce malamente, molto malamente da questo finale di stagione è Novak Djokovic che l’anno scorso aveva trionfato ovunque e che quest’anno porta a casa zeru tituli. Incredibile. Nessuno avrebbe mai pensato ad una debacle simile. Dopo il Roland Garros era proiettato verso il Grande Slam e ora è addirittura numero 2 del mondo. I tarli nella sua testa ci sono, ma è il gioco che continua a latitare. Forse è buono per battere tanti giocatori ma contro i picchiatori come Del Potro, Cilic e Soderling (no questo non gioca più) la palla la vede con il binocolo e se a questi aggiungiamo l’ormai superiore Murray allora il quadro clinico è grave. L’unica ancora di salvataggio di Nole sembra essere l’età del nuovo sovrano identica alla sua che in prospettiva non promette niente di duraturo per Andy. Non siamo di fronte ad un Federer vincitore di 3/4 di Slam a 23 anni o un Nadal dominatore sul rosso a 19, quindi potrebbe ancora vincere qualcosa di importante, anzi lo farà senz’altro, ma la mazzata delle Finals è stata tremenda e le camionate di punti da difendere da qui fino al Roland Garros non sono di buon auspiscio per l’ex GOAT. Murray finalmente siede sul trono di spade e sarà lui a tirare la carretta per l’inizio della prossima stagione. LO SCARSONE numero 1 al mondo. Incredibile.

La stagione tennista è giunta al termine, ci sarà una piccola (relativamente) appendice con la finale di Davis tra Croazia e Argentina ma tutti i migliori sono già in vacanza e si allenano duramente per una nuova splendida, e si spera migliore, stagione tennista.

Fine stagione

Così come l’anno scorso invito chiunque ne abbia la voglia a mandare qualche articolo di qualsiasi natura per riempire il vuoto che si creerà dopo la finale della Davis. Per questa settimana siamo a posto ma dalla prossima ci saranno tanti giorni di buco da riempire con qualcosa. Basta poco. Basterebbe che ognuno di voi collezionasse tot commenti per presentare un articolo degno di questo nome. Sono ben accetti anche quelli pieni di statistiche, quelli con i video divertenti, quelli con i video dei colpi migliori, delle Gif, chi più ne ha più ne metta.

Sarebbe necessario anche che almeno uno di voi potesse avere accesso come utente al sito e non solo a Disqus. TML è troppo Topcentrica,  se mi capitasse qualcosa (tocca d’obbligo) non so come andrebbe a finire il sito. Non c’è nessun impegno da prendere solo un’ancora di salvataggio in caso di emergenza. Chi se la sente potrebbe anche fare il moderatore che non significa:”Uh, bello, posso bannare e cancellare i messaggi!”. No, significa leggere i commenti e se è il caso segnalarli. So che qualcuno di voi già fa il moderatore senza avere avuto l’investitura ufficiale, ma il flag all’utenza sarebbe importante (magari lo contatterò in privato). Thank you…..niente saluti perché ancora c’è la finale di Davis.